Assessore Gianpaolo Bottacin, già oltre due anni fa lei ha lanciato l’allarme sugli effetti che potrà avere l’applicazione della nuova normativa europea sul “Deflusso Ecologico” che entrerà in vigore dal primo gennaio 2022.
La sua applicazione, che ha finalità ecologiste, comporterà la riduzione d’acqua nei bacini, che effetti avrà sulla produzione di energia elettrica e sugli introiti per la Provincia di Belluno?
“Il primo, ma non unico, effetto negativo sarà quello di portare alla perdita di 930 gigawatt ora di energia idroelettrica, con conseguente riduzione di canoni e sovracanoni idrici che avrebbero gravissime ripercussioni nelle casse di importanti enti territoriali, tra cui i consorzi imbriferi e, nel caso di Belluno, anche e in maniera importante la Provincia, che rischierebbe di non essere più in grado di chiudere il proprio bilancio. Una direttiva illogica che si rivela oltretutto in contrapposizione con altre norme comunitarie e statali, che invece incentivano la produzione di energia da fonti rinnovabili tra cui quella da fonte idraulica; produzione che, applicando il deflusso ecologico, sarebbe di fatto disincentivata. Ci troveremmo dunque di fronte al paradosso di un Europa che da un lato vuole le fonti rinnovabili, dall’altro con l’applicazione di questa nuova direttiva fa sparire quasi mille giga watt di energia idroelettrica, che equivalgono all’energia elettrica che consumano le province di Belluno e Treviso insieme ogni anno”.
Quali saranno gli effetti dello svuotamento dei laghi sugli ecosistemi di queste aree e sul turismo?
“Come Regione abbiamo fatto una serie di simulazioni, che peraltro sono in linea anche con gli studi di altri enti tra cui Enel e consorzi di bonifica. Da queste simulazioni viene evidenziato che per la maggior parte del tempo, ancora e molto più di prima, l’acqua dei laghi in primis non sarebbe garantita nemmeno in estate, mettendo in pesante crisi innanzitutto il settore turistico, che sappiamo bene essere assolutamente strategico per il territorio provinciale.
Ma non solo. Ulteriori sperimentazioni e studi, effettuati anche attraverso il nostro braccio operativo rappresentato da Arpav, hanno consentito di evidenziare che l’applicazione del deflusso ecologico non avrebbe un consistente impatto sul miglioramento nemmeno dei corpi idrici fluviali. Cosa che rende ancora più assurda questa normativa la quale, nell’erronea supposizione di difendere l’ambiente, in realtà lo mette in croce compromettendo anche tutto ciò che vi è intorno ed è fondamentale per la sopravvivenza dei territori. Aumentare sensibilmente le portate dei corsi d’acqua, anche se potrebbe apparire come cosa buona per preservare fauna e flora dei fiumi, avrà come prima conseguenza quella di mettere in croce i laghi di montagna. Infatti, poiché l’acqua non è infinita, ci troveremmo ad avere tali laghi quasi costantemente vuoti, con inevitabile devastazione del loro ecosistema e senza avere nemmeno la certezza di un miglioramento sensibile dei corpi idrici fluviali”.
Potrà compromettere anche la disponibilità d’acqua nel caso d’incendi?
“Assolutamente sì, purtroppo. Un altro dei diversi effetti negativi di questa normativa sarebbe infatti quello di creare serie difficoltà a livello di Protezione Civile nella gestione dello spegnimento degli incendi boschivi in caso di necessità di pescaggio dell’acqua da laghi, che giocoforza non sarebbero in grado di fornirla. Non solo, dato che la regolazione dei livelli dei laghi è utilizzata anche per laminare le piene, questo comporterebbe ulteriori problemi, ovviamente da non sottovalutare, in termini di sicurezza per i territori e per i cittadini”.
Sono possibili delle deroghe per l’applicazione della normativa europea?
“Questo è un aspetto che rende meno traumatica la direttiva. Fortunatamente la normativa generale infatti prevede la possibilità di applicazione di deroghe, che si potrebbero sostanziare in una dispensa nell’applicazione del deflusso ecologico, con il supporto di una fase di sperimentazione finalizzata a verificare la reale sostenibilità delle riduzioni delle portate irrigue, per il fiume Piave e per gli altri fiumi che presentano la medesima criticità”.
Che cosa ha fatto e sta facendo la Regione per sensibilizzare gli Enti e soggetti preposti per raggiungere questo obiettivo?
La Regione, i già citati Enel e consorzi di bonifica ma anche altri interlocutori, tra cui diverse associazioni del mondo agricolo, si sono già mossi stimolando alcune proposte. Pur nella consapevolezza che per quel che riguarda il nostro territorio è l’Autorità di Bacino Distrettuale delle Alpi Orientali (lo stesso ente che decide pure i livelli dei laghi e che è di diretta dipendenza del Ministero) che può attivarsi nel portare all’attenzione della Comunità Europea la necessità di tali deroghe, ogni stimolo da parte dei diversi interlocutori interessati è comunque prezioso. Non si può infatti dimenticare di ricordare che, come previsto dalla direttiva stessa, le deroghe possono essere previste laddove si evidenzi che un’applicazione della normativa avrebbe ripercussioni, sull’attività umana o sull’ambiente, tali da rendere il conseguimento degli obiettivi previsti non fattibile o esageratamente oneroso.
In tal senso noi e molti altri enti stiamo stimolando l’Autorità di Bacino. Ciò che invece mi meraviglia profondamente è che, pur essendo uno degli enti che subirebbe le più pesanti ricadute dall’applicazione tout court della direttiva, finora non si sia visto battere nemmeno un colpo da parte della Provincia di Belluno, la quale ormai da anni ha ottenuto dalla Regione l’autonomia nella gestione del demanio idrico”.
E.C.