Presidente Ciambetti, lei, fra i vari incarichi, fa parte del Comitato europeo delle Regioni ed è Capo della delegazione italiana composta da 23 membri. Ha, quindi, oltre che una visione regionale anche europea e intrattiene rapporti interregionali.
Lei si è fatto portavoce a Bruxelles al Comitato delle Regioni della necessità di proteggere le nostre eccellenze artigianali attraverso l’assegnazione di un marchio Ue con l’indicazione geografica protetta ( Igp) e ha citato ad esempio il vetro di Murano. Com’è stata accolta questa proposta dalla riunione plenaria?
Ha destato non poco interesse, e del resto la questione non riguarda solo l’Italia, ma tutta l’Unione chiamata a tutelare un segmento produttivo di altissima qualità, le eccellenze artigianali, oggi messo a dura prova da una concorrenza, se mi permettete, sleale e scorretta nel copiare ideazioni, vere e proprie invenzioni altrui, messe nel mercato con infima qualità e a prezzi irrisori. Si è parlato molto nel passato della necessità di tutelare la proprietà intellettuale difendendo il copyright: le eccellenze dell’artigianato sono vere e proprie opere che rientrano nella proprietà intellettuale. Per quanto riguarda l’Unione Europea, poi, mi permetto di rilevare che nel passato in più di uno stato le opere di alto artigianato, le eccellenze, erano fortemente tutelate: cito solo il caso delle porcellane Wegely a cui Federico II di Prussia garantì l’esenzione dai dazi per l’importazione delle materie prime, nonché l’esclusione di ogni concorrente nel regno prussiano. La Repubblica Serenissima già il 19 marzo 1474 promulgò lo Statuto dei brevetti, accompagnato da queste parole: “Abbiamo fra noi uomini di grande ingegno, atti ad inventare e scoprire dispositivi ingegnosi: ed è in vista della grandezza e della virtù della nostra città che cercheremo di far arrivare qui sempre più uomini di tale specie ogni giorno”.
Tutelare le eccellenze fa parte del nostro DNA: possiamo rinunciarvi senza rinunciare a parte della nostra identità?
Che benefici potrebbe apportare alle eccellenze artigianali del Veneto?
Molte, benefici in termini economici per il riconoscimento del valore del lavoro e del processo ideativo, ma anche benefici a medio e lungo termine, perché si aprono nicchie occupazionali per la produzione di beni e manufatti che altrimenti rischiano di scomparire. E poi c’è un beneficio ancora più importante: se non difendiamo le nostre eccellenze, come potremo poi difendere altri nostri marchi?
Recentemente ha partecipato, nell’ambito della settimana europea delle città e delle regioni a Bruxelles, al Convegno sul ruolo delle assemblee legislative regionali “nella resilienza di fronte alla pandemia e sulla ripresa da cogliere”. Su quali punti principali si è soffermato il suo intervento? Quali conclusioni si possono trarre dai lavori?
Ho detto che siamo davanti a una occasione storica e non possiamo permetterci il lusso di perderla o sprecarla: il Recovery Plan nel rispetto dei limiti condivisi dai 27 stati membri destina il 37 per cento delle risorse alla transizione verde e il 20 per cento a quella digitale e le sei missioni in cui si articola il Pnrr gli investimenti saranno sia in infrastrutture fisiche sia digitali, per la mobilità sostenibile ma anche istruzione e ricerca, inclusione e coesione sociale e per la salute. Ciò mi fa dire, come cittadino innanzitutto, che l’Italia non ha scelta, ha solo una strada da imboccare con decisione, rigore, grande attenzione, rigettando un neocentralismo deleterio e puntando molto sul decentramento, sui progetti che coinvolgono chi quotidianamente ha a che fare con la realtà socio-economica del paese.
L’alternativa sarebbe una crisi irreversibile con il crollo del benessere e della qualità della vita. È sbagliato guardare al Pnrr come al momento della grande spesa pubblica. Sarebbe un errore imperdonabile: il Pnrr è il momento della responsabilità singola e collettiva. O lo capiamo o per questo paese si spalancherà la strada del sottosviluppo.
Lei ha coordinato la Conferenza dei Consigli Regionali e sottoscritto come Veneto il Progetto di partenariato Parcovie 2030 che ha come obiettivo la valorizzazione del patrimonio rurale dei territori “per rigenerare il sistema socio economico e scongiurare lo spopolamento”. Di cosa si tratta e come potrà essere concretizzato nel Veneto?
Parcovie 2030 sono uno strumento eccezionale per far scoprire e apprezzare la realtà nascosta e sconosciuta del nostro Paese che non è fatto solamente dai grandi centri o dalle grandi città d’arte come Venezia, Firenze o Roma.
La vera Italia, quella più stimolante, che esce dai luoghi comuni e che può arricchire il visitatore attento, curioso, che cerca la genuinità e la vera storia è l’Italia del popolo, è l’Italia dei mille campanili: l’Italia dei percorsi della transumanza, ad esempio, che parla di pastori, di greggi, ma anche di prodotti lattiero caseari che non finiscono negli scaffali dei supermercati perché si possono trovare e degustare solo nelle zone di produzione.
Parcovie 2030 è l’idea della valorizzazione di un turismo lento che metta a contatto il turista o il visitatore con aspetti inediti. E ciò ha grande valenza anche per il Veneto: ci sono vallate, pensiamo alla Valle di Posina nel Vicentino o a quella del Mis nel Bellunese solo per fare due esempi tra i tanti, dove possiamo rigenerarci e conquistare una nuova dimensione del paesaggio. “Esistono da noi valli che non ho mai visto da nessun’altra parte (…). La Valle del Mis, per esempio, con le sue vallette laterali che si addentrano in un intrico di monti selvaggi e senza gloria” scriveva Dino Buzzati. E che dire della valle del Posina, delle sue passeggiate ed escursioni ma anche dei suoi gnocchi? Quanti conoscono gli gnocchi con la fioreta di Recoaro? Il Comelico è bellissimo, ma quanti conoscono i suoi casunziei, i canederli, mos, e il pastin di Capriolo? Mi fermo, perché si potrebbero scrivere pagine e pagine.
Ecco, Parcovie 2030 sono itinerari che permettono di vedere oltre gli stereotipi e scoprire un mondo affascinante e come dicevo ricco di cultura, prodotti e artigianato vero secondo le indicazioni di sviluppo di un turismo ecosostenibile, rispettoso della storia, degli esseri umani e dell’ambiente, come chiesto dalle Nazioni Unite.
La Provincia di Belluno è terra di Alpini. Quest’anno le Sezioni di Belluno e Feltre hanno compiuto cent’anni d’intensa attività. Per quali motivazioni ha presentato un progetto di legge regionale per la promozione e sostegno delle attività e ai valori delle Penne nere?
Alpini e Veneto, un legame antico e straordinario, un legame modernissimo e proiettato nel futuro. È una storia che vede l’antefatto nelle milizie volontarie di Pier Fortunato Calvi che nel 1848 difesero il Cadore o nella Guardia Civica di Recoaro e nel corpo franco guidato dal poeta scledense Arnaldo Fusinato, l’autore della nota poesia ‘Le ultime ore di Venezia’ che bloccarono sempre nel 1848 i tirolesi al Pian delle Fugazze nel Vicentino nei primi mesi di vita della Repubblica di Venezia guidata da Daniele Manin. Poi, dalla fondazione ufficiale del 1872 sino ai nostri giorni: come recita il monumento agli Alpini a Toronto in Canada: ‘A te alpino che in Pace e in guerra non hai mai detto no al richiamo della patria’. Oggi gli alpini con le attività di Protezione civile, di volontariato dell’Ana, cosi come del ruolo di peace-keeping affidato alle truppe alpine negli scenari più complessi all’estero, sono attori imprescindibili. della nostra società e della nostra storia e per questo motivo ho steso un progetto di legge per la promozione e sostegno alle attività e ai valori che ispirano la realtà delle Penne nere, a partire dalle funzioni di protezione civile e delle attività di volontariato garantite con una straordinaria cultura concreta di pace e di solidarietà sia con chi soffre e si trova in difficoltà, sia tra i popoli.
Di innovativo, rispetto ai rapporti consolidati, c’è la previsione di una convenzione tra la Regione e il Coordinamento regionale veneto dell’Ana in materia di protezione civile, l’avvio di iniziative di formazione e istruzione nelle scuole per diffondere i valori culturali, sociali e di tutela del territorio nonché la conoscenza degli eventi storici dell’A.N.A. e degli Alpini, promuovendo un bando di concorso annuale nelle scuole secondarie di primo e secondo grado e un premio di tesi di laurea nelle Università.
Quindi, la valorizzazione della cultura e dei beni culturali e monumenti riferiti alle vicende storiche degli Alpini e il riconoscimento del ruolo dell’A.N.A. in tema di conservazione e valorizzazione del territorio montano. Propongo poi di istituire la ‘Giornata regionale degli Alpini fissando nel 29 giugno la data di questo evento che ci rimanda alla battaglia dell’Ortigara, simbolo del sacrificio delle truppe alpine di tutte le guerre, in tutti gli scenari in cui le Penne nere si sono trovate ad operare pagando un tributo di sangue che non possiamo dimenticare. A questo fine ho proposto nel testo di legge di individuare il programma annuale delle manifestazioni celebrative degli Alpini, garantendo il sostegno e prevedendo anche agevolazioni da parte della Regione delle adunate degli Alpini che si svolgono nel territorio regionale oltre alla concessione di contributi per sostenere il mantenimento delle sedi delle Sezioni e Gruppi dell’A.N.A. del Veneto.
Ho quindi previsto la possibilità, da parte dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio, si stipulare apposite intese con lo Stato Maggiore dell’esercito-Comando Truppe Alpine-Ministero della Difesa per istituire speciali onorificenze militari da conferire ad Alpini o reparti delle Truppe Alpine che si siano distinti per altissimi meriti in difesa e attuazione dei principi stabiliti dalla Costituzione della Repubblica Italiana e dallo Statuto del Veneto”
E.C.