Roberto Padrin, lei è stato riconfermato Presidente della Provincia di Belluno e ha nel suo Consiglio: Lucia Da Rold, Walter Cibien, Simone Deola, Paolo Perenzin, Franco De Bon, Fabio Luchetta, Dario Scopel, Danilo De Toni, Mattia Gosetti e Serenella Bogana.
Quali sono le priorità e gli obiettivi più importanti sui quali avete già iniziato a lavorare e siete determinati nel raggiungere?
La priorità più impellente è sempre quella dello spopolamento. Gli ultimi dati Istat confermano la perdita di circa mille abitanti l’anno. Ma come accade ormai da anni, la crisi demografica non è omogenea sul territorio provinciale: a risentirne maggiormente è la montagna, la parte alta della provincia, dove rischiamo di perdere frazioni e borgate. Servono azioni congiunte e mirate, che mettano insieme capacità e competenze diverse. Serve un gioco di squadra tra i vari enti del nostro territorio, in cui ognuno per la sua parte agisca a contrastare lo spopolamento. Come Provincia e Fondo Comuni confinanti abbiamo messo in campo qualche settimana fa una misura di aiuti economici alle attività colpite dal Covid. In sinergia con i bandi Gal, si arriva a 6 milioni di euro, usufruibili specialmente dalle piccole medie imprese delle zone periferiche e montane.
Poi, tra le priorità, la definizione dei progetti di edilizia scolastica da inserire nel Pnrr, su cui abbiamo già presentato un primo progetto per l’istituto Negrelli di Feltre; e anche la nuova programmazione dei Fondi Comuni confinanti, che sempre più guardano all’area vasta, grazie alla disponibilità dei sindaci dei Comuni di prima e seconda fascia. A livello amministrativo, abbiamo come priorità l’eliminazione del prelievo forzoso, che ogni anno sottrae risorse importanti all’ente Provincia, ancora sottoposto a quella scure mediatica, prima che finanziaria, per cui gli enti di area vasta sono stati visti come centri di spreco. Insomma, tanti temi su cui siamo particolarmente attenti da tempo e su cui stiamo già lavorando.
Fra le emergenze la chiusura, totale o parziale, della Galleria Comelico che rischia di mettere in crisi l’intero comprensorio comelicense con gravi ripercussioni economiche, occupazioni e sociali. Quali soluzioni alternative ritiene percorribili per non bloccare la comunicazione viaria del Comelico e dell’intera area?
Partiamo da un dato di fatto: chiudere la galleria senza dare alternative percorribili – e il passaggio sul Passo di Sant’Antonio, in inverno, non è considerabile come alternativa – non è pensabile. Il Comelico resterebbe praticamente isolato, diventando ancora di più preda dello spopolamento che già è forte nella vallata. Per questo la Provincia ha preferito ascoltare tutte le voci presenti al tavolo Anas-Prefettura, per valutare le soluzioni alternative. E al momento stiamo approfondendo la proposta dei sindaci di ripristinare la vecchia strada “dla Val”, in modo da evitare l’isolamento del Comelico. È chiaro che il tema della carenza infrastrutturale è un problema serio per la montagna.
Qual è lo “stato dell’arte” della concertazione fra ANAS, Prefettura, Enti, Comuni e mondo politico su questo tema?
Negli ultimi mesi il tavolo di trattativa Anas-sindaci convocato in Prefettura ha visto rigidità di posizioni che non fanno bene a nessuno. È chiaro che serve condivisione. Serve soprattutto mettersi nei panni di chi vive e lavora in Comelico. Ma sono fiducioso che Anas possa e voglia non interrompere il dialogo con il territorio, mettendo in campo scelte condivise e il più possibile indolori. Da parte della Provincia, massima disponibilità a cercare di intercettare i finanziamenti utili per intervenire sulla vecchia strada.
In ogni caso il Comelico subirà dei danni, ritiene possibili dei ristori?
Ritengo che ci sia il dovere di chiedere dei ristori per la situazione che si creerà. Ristori che potrebbero anche diventare uno dei canali di finanziamento dell’intervento di recupero della vecchia strada. In ogni caso, dobbiamo essere più lungimiranti, in modo che il nostro territorio non sia costretto a rincorrere. In questo caso una programmazione diversa dell’intervento sulla galleria era doveroso.
La nostra Provincia non ha solo questa emergenza viabile, ma ci sono vari nodi ancora irrisolti o in ritardo come il tunnel Pala Rossa sullo Schenèr. Quali problemi di ordine burocratico ed economico devono essere risolti e da chi?
L’operazione di Pala Rossa è finanziata totalmente dal 2021, grazie all’accordo tra Anas, Provincia di Trento e Fondo Comuni confinanti. Dalla primavera scorsa c’è anche il nulla osta del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e il progetto è in fase di validazione. Quindi nessun problema economico o burocratico su questo fronte.
Con la cerimonia di chiusura dei Giochi invernali di Beijing 2022 in Cina e il passaggio della fiaccola olimpica all’Italia, è iniziata formalmente Milano Cortina 2026. Qual è lo “stato dell’arte” dei lavori sulla viabilità e sui progetti previsti per la manifestazione che catalizzerà l’attenzione di tutto il mondo sulle nostre Dolomiti?
Mancano quattro anni e l’attesa cresce. Nei giorni scorsi sono state commissariate otto opere, tra cui le varianti di Longarone e Cortina. È stato individuato in Luigi Valerio Sant’Andrea, persona competente e che conosce già il nostro territorio, il commissario straordinario. Quindi direi che gli elementi per accelerare sul fronte delle opere viabilistiche ci sono tutti. I progetti di Longarone e Cortina sono pronti già da un po’, ora mancano i passaggi tecnici su cui interverrà il commissario. Nel frattempo, stanno procedendo anche i progetti delle varianti del Piano Anas Cortina 2021. Quello che è certo è che queste opere rimarranno sul territorio anche dopo le Olimpiadi e daranno benefici a lungo termine su un asse viabilistico che necessitava di questi interventi.
Le nostre difficoltà di comunicazione non sono solo fisiche, ma anche di copertura telefonica e digitale. Ci sono novità su questi campi?
Bisogna continuare sul percorso avviato per quanto riguarda il Piano Banda Ultra Larga. A fine dicembre ho incontrato insieme al ministro D’Incà i vertici di Infratel e insieme abbiamo condiviso i dati di copertura, che vedono un buon livello di presenza della fibra sul nostro territorio. L’urgenza è arrivare a coprire le zone industriali, dalle quali ho ricevuto diverse sollecitazioni. E coprire anche le gallerie, per una questione di sicurezza. Per un territorio vasto e frammentato come il nostro, l’infrastruttura digitale risulta fondamentale per superare l’isolamento.
Arginato il problema del Deflusso Ecologico, non ci si dimentica che la risorsa dell’acqua bellunese consente la produzione di energia elettrica. Sul tema dell’alta tensione, si sono fatti dei passi avanti con Terna?
Il tavolo avviato con Terna è di competenza regionale: attendiamo che l’assessore Marcato convochi un aggiornamento della questione. L’interramento dei cavi per nuove linee o interventi cospicui sulle vecchie linee è contenuto all’interno del Ptcp provinciale e di recente lo abbiamo ribadito anche attraverso un atto di interpretazione autentica di quel preciso passaggio del Piano provinciale.
Lei ha partecipato, in rappresentanza dell’Unione delle Provincie d’Italia, alla consultazione della Commissione turismo della Camera dei deputati per la ripresa delle attività turistiche della montagna. Fra le richieste e proposte che ha fatto, quali sono quelle che più interessano la nostra Provincia?
Sicuramente le misure urgenti a favore delle imprese del turismo montano, che escono dalla pandemia fortemente indebolite, quando non distrutte. È stato chiesto un fondo ad hoc con risorse adeguate, ulteriori rispetto al finanziamento della Legge quadro sulla montagna. Abbiamo chiesto anche il potenziamento dei servizi nelle aree a fallimento di mercato e il potenziamento dell’offerta formativa, in particolare rispetto all’istruzione universitaria. Ritengo particolarmente importante anche la richiesta di semplificazione e finanziamento per il recupero dei borghi soggetti a spopolamento: in questo caso è fondamentale innescare dinamiche di riqualificazione edilizia e insieme di attrazione per nuovi residenti. Alla montagna serve una nuova narrativa, fatta di politiche di sviluppo, altrimenti le cosiddette “terre alte” si svuotano. E come diceva Mario Rigoni Stern, quando anche l’ultimo montanaro se ne sarà andato, le ortiche invaderanno Piazza San Marco.
E.C.