Asse 1 Azione 1.1.1
SCA.LE-UP
Utilizzo innovativo degli scarti lignei
Sintesi del progetto
Partendo dall’esigenza dell’industria del legno di valorizzare i suoi scarti di produzione, il progetto favorirà lo sviluppo, il collaudo e la certificazione di un biocombustibile contenente una quantità definita di scarti di legno incollato, per la produzione di energia.
L’attività di progetto prende spunto dai risultati ottenuti dal progetto Core-Wood (DGR n. 1139/2017 Az. 1.1.4 WP2 Azione 2.2/2.3). In particolare, in coerenza con la circular economy, si vuole validare e standardizzare il processo di produzione di un bio-combustibile innovativo contenente percentuali di scarti lignei da legno ingegnerizzato (per es. i pannelli CLT – Cross Laminated Timber). Ad oggi infatti, la percentuale di adesivo presente nei prodotti legnosi incollati (legno ingegnerizzato) impedisce il loro riciclaggio per la produzione di energia in Italia a causa delle possibili emissioni tossiche durante la combustione.
Con il progetto SCA.LE-UP si approfondirà questa tematica, iniziando con un’analisi bibliografica sull’utilizzo degli scarti lignei incollati per la produzione di energia e una raccolta dati per quantificare gli scarti prodotti dalla filiera foresta-legno in Veneto (bilancio scarti); si quantificherà il potenziale energetico dei suddetti scarti; si creerà un bio-combustibile prototipo contenente determinate percentuali di colla e si effettuerà una caratterizzazione fisico-meccanica ed elementare nonché dei test di combustione in laboratorio, presso partner aziendali e/o eventualmente impianti privati; si redigerà uno studio di fattibilità della produzione industriale e vendita del bio-combustibile oggetto di studio e si studieranno gli l’impatti ambientali derivanti, dalla sua produzione, mobilitazione, fino allae combustione utilizzando la metodologia LCA (Life Cycle Assessment).
Il progetto SCA.LE-UP tratterrà anche le tematiche fondamentali della tracciabilità del prodotto e della sua certificazione, grazie alla partecipazione di enti certificatori (ENAMA) e al confronto con enti controllori regionali (ARPAV).
Quadro di sintesi
Nuove conoscenze da acquisire | Indagini critiche che sono necessarie per raggiungerle | Per quali prodotti o servizi può essere applicata |
Ricerche di base o fonti di partenza |
Quantificazione scarti | Questionari e dati Federlegno | Scarti legnosi da legno vergine e prodotti lavorati/semi-lavorati (principalmente CLT) |
Banche dati Federlegno, dati sulle utilizzazioni forestali |
Caratterizzazione energetica scarti | Analisi fisico-meccaniche ed elementare; prove di combustione |
Scarti lignei incollati | Risultati preliminari progetto COREWOOD |
Certificazione biocombustibile (pellet o cippato) |
Analisi fisico-meccaniche e elementari. | Biocombustibilii | Normativa in vigore UNI EN ISO17225-2 e 17225-4 (metodologia e classificazioni di qualità) |
Informazioni sul progetto
L’idea di progetto nasce per rispondere all’esigenza dell’industria del legno di valorizzare gli scarti prodotti nelle varie fasi di lavorazione, nella fattispecie della biomassa e degli scarti lignei per la produzione di energia.
Attualmente il mercato del legno è occupato per il 90% da prodotti ingegnerizzati come X-Llam, travi lamellari, giuntati, ecc: il mercato europeo del CLT – Cross Laminated Timber è cresciuto nel periodo 2017-2020 del 14% e mobilizza ca. 700.000 m3/anno. È evidente quindi come la possibilità di valorizzare direttamente in azienda gli scarti di produzione rappresenti un’opportunità molto interessante per la filiera del legno. Partendo da questa constatazione si vuole quindi trovare uno sbocco che dia valore aggiunto allo scarto ligneo proveniente da elementi in legno ingegnerizzato.
Nel 2016 in Italia si sono importate 0.46 milioni t di cippato e 1.6 milioni t di pellet, per un valore totale di 347 milioni USD. In principali fornitori sono stati Croazia, Bosnia e Slovenia, paesi in cui la normativa sul bio-combustibile non è restrittiva come in Veneto (si veda il d.lgs 152/2006 “Norme a tutela dell’ambiente”, che limita l’utilizzo di legno ingegnerizzato per la produzione di biocombustibile). Il biocombustibile certificato A1 proveniente da questi paesi e utilizzabile secondo le normative vigenti anche in Veneto, può contenere tracce di colle e altre sostanze chimiche perché è previsto dalla normativa UNI EN ISO 17225-2:2014 “Biocombustibili solidi – Specifiche e classificazione del combustibile – Parte 2: Definizione delle classi di pellet di legno”. Si viene a creare quindi un paradosso, che vede le nostre aziende venete costrette a rifornirsi di biocombustibile proveniente dall’estero perché impossibilitati ad utilizzare lo scarto prodotto in azienda, che deve essere smaltito con costi per le aziende e/o non viene valorizzato sufficientemente.
Oggigiorno i rifiuti legnosi contenenti colla sono considerati rifiuti speciali e non possono essere riciclati nella fabbricazione di biocombustibili solidi sebbene la normativa in vigore indichi che “Sono accettabili livelli trascurabili di colla, grasso e altri additivi utilizzati nelle segherie durante la produzione di legname e prodotti legnosi da legno vergine, se tutti i parametri chimici del pellet sono chiaramente entro i limiti e/o le concentrazioni sono troppo piccole da rappresentare un problema” (nota a della Tabella 1 della norma “UNI EN ISO 17225-2:2014. Biocombustibili solidi – Specifiche e classificazione del combustibile – Parte 2: Definizione delle classi di pellet di legno”). L’obiettivo di questo progetto di ricerca industriale è quello di certificare e prototipare un biocombustibile contenente trascurabili livelli di colla o altri additivi come previsto dalla normativa. L’uso di scarti di legno come bioenergia rientra in un’ottica di utilizzo a cascata della biomassa favorendo una gestione efficace della filiera a tutti i livelli. Gli studi presenti nella letteratura scientifica riportano un’ampia gamma di concentrazioni relative alle emissioni dei principali inquinanti derivanti dalla combustione di legno incollato. La presenza di adesivi nei biocombustibili solidi influisce negativamente sulla produzione di ossidi di azoto. In particolare, le resine a base di azoto aumentano le concentrazioni di questi ossidi nei fumi di scarico. Un altro fattore che influenza il tipo di emissioni è la combustione incompleta a cui vengono imputate le emissioni di idrocarburi policiclici aromatici, policlorobifenili e diossine. Queste sostanze dannose per l’uomo e l’ambiente sono emesse in maggior misura dalla combustione di biomassa che da quella di combustibili di origine fossile. La presenza di adesivo sembra incidere meno sull’emissione di queste sostanze rispetto a una combustione incompleta. Le concentrazioni di monossido di carbonio e di conseguenza di anidride carbonica, uno dei principali gas serra, non sembrano essere influenzate dalla presenza di adesivi. L’innovazione del progetto SCA.LE-UP risiede nella produzione e certificazione di un biocombustibile proveniente in parte da legno ingegnerizzato : CIPPATO A1 secondo norma UNI EN ISO 17225-4 o Pellet A1 secondo la normativa in vigore UNI EN ISO 17225-2. Per entrambi i prodotti si indagheranno le procedure di ottenimento delle certificazioni, assicurando la tracciabilità dei flussi e dei materiali che andranno a comporre i prodotti.
Spesa prevista: 131.024,00
Sostegno: 98.268,00